Svelati i ‘segreti’ del castello di Giulia Farnese a Carbognano
04/02/2023
La presentazione del libro “Il castello di Carbognano residenza di Giulia Farnese”, a cura di scritto da Simonetta Valtieri e Daniela Gallavotti Cavallero, sarà l’occasione per approfondire al contempo la figura di questa donna che molto ha fatto parlare di sé e di questo maniero poco conosciuto della Tuscia.
L’illustrazione si terrà sabato 4 febbraio p.v., alle ore 16 al Teatro Bianconi. Oltre alle autrici, interverrà il soprintendente, arch. Margherita Eichberg, che parlerà dell’importanza della pubblicazione.
Il sottotitolo, “Le trasformazioni tra il XV e il XVII secolo. Storia, architettura, decorazioni pittoriche”, specifica gli aspetti che rendono inedito e rilevante questo incontro.
Innanzitutto la centralità di Giulia Farnese per Carbognano, di cui fu governatrice per ben 20 anni, da quando il marito Orsino Orsini il 19 giugno del 1497, le donò il castello “per tutto il corso della sua vita”, con tutti i possedimenti annessi, i vassalli, le giurisdizioni, le terre e i diritti che vi poté esercitare, a patto che investisse almeno 300 ducati di carlini per svilupparlo.
E così sarà. Lo vediamo dai lavori che effettuerà, trasformando non solo la rocca medievale in residenza rinascimentale quattrocentesca, ma incentivando il progresso di Carbognano e dei paesi limitrofi. Lo vediamo dalla costruzione di strade, fontane, fontanili, ponti, piazze e chiese. Molte ne restaurò e altre ne fece edificare, come quella di Santa Maria (poi della Concezione).
Oltre queste grandi opere infrastrutturali e di edilizia, gli interventi di Giulia Farnese furono rilevanti sia da un punto di vista artistico che architettonico.
In questo, per quanto riguarda il primo aspetto, la presentazione mostrerà aspetti iconografici inediti, che paleseranno la ricchezza degli elementi decorativi. Innanzitutto il nome di Giulia compare sulle tre finestre del piano nobile e in alcune verso il cortile interno. Poi, sempre sulle pareti del cortile interno ci sono dei graffiti tra cui figura l’immagine di un volto femminile con il nome di Giulia di nuovo. Suo simbolo può essere la fenice che risorge dalle sue ceneri, che appare nel ciclo pittorico affrescato della sua ‘camera’.
Dunque non solo una donna che mise la sua ‘impronta’, ma fra i simboli iconografici vi sono molti stemmi regali che mostrano anche i rapporti con le varie famiglie nobili con cui il casato dei Farnese e degli Orsini si unì (Della Rovere, Orsini di Pitigliano, Colonna) e, soprattutto, con il papato.
Dunque Giulia Farnese, non fu solo Giulia ‘la Bella’, al centro di scandali e pettegolezzi per essere ritenuta l’amante di papa Alessandro VI.
Sarà anche una donna che saprà far progredire l’intero contesto paesaggistico e urbano circostante il ‘suo’ castello. Ciò è ben visibile dalle strutture murarie e architettoniche, in tutte le loro stratigrafie, che hanno dato vita a un vero e proprio modello quasi architettonico, replicato e diffuso similarmente in molte parti della Tuscia, visibile e riscontrabile in altre roccaforti che, da avamposti difensivi bellici, si trasformarono in residenze di stampo rinascimentale, grazie all’opera di artisti come Antonio da Sangallo (castello di Nepi e la rocca di Civita Castellana) o il Vignola (come nel caso di palazzo Farnese a Caprarola). Altri esempi sono quelli della rocca medievale di Cellere o il castello di Vignanello, o di Bracciano, per citarne alcuni ancora.
Pertanto l’evento del 4 febbraio non è solo un punto di partenza propedeutico ai festeggiamenti per i 500 anni della morte (nel 1524) di Giulia Farnese, che cadranno nel prossimo 2024, ma anche per la valorizzazione e promozione non solo del castello e di Carbognano con il suo centro storico e borgo, ma di tutto il territorio.
Questo anche significa riscoprire le radici immemori di un personaggio ‘leggendario’.
E usiamo tale aggettivo non a caso. Vogliamo chiudere con un retroscena curioso che forse pochi conoscono. Giulia Farnese fu al centro di una ‘contesa’ che ricorda molto il giudizio di Paride, che dovette scegliere a chi dare la mela d’oro fra tre donne/dee stupende (Era, Atena, Afrodite).
Proprio da una testimonianza epistolare, di una lettera inviata da Jacopo Dragoni a Cesare Borgia l’11 luglio del 1494, sappiamo che si dovette decidere a chi attribuire il titolo di più bella fra tre donne avvenenti quali Giulia appunto, Lucrezia Borgia e Caterina Gonzaga (a cui andò il riconoscimento). Anche qui sorse una disputa ovviamente. Dunque quasi che la storia si ripeta.
Pertanto l’importanza di questi rinvenimenti e resti, anche per correggere la storia. Se da un graffito monocromo sappiamo che Giulia Farnese aveva occhi neri e carnagione scura, dall’altro la storia ci insegna che forse morì di peste e, dunque, potrebbe essere stata sepolta non sull’Isola Bisentina (come secondo le sue ultime volontà testamentarie), ma nella Chiesa di S. Girolamo.